I racconti

La figura di Edgar Allan Poe è sempre stata ammantata da un alone di romantico mistero: considerato il poeta degli eccessi, alcolista impenitente, pazzo e depravato, oltre che amante di oppio e paradisi artificiali.

Pochi sanno che questa fama è, in gran parte, un falso storico, alimentato dalle maldicenze post mortem di Rufus Wilmot Griswold, critico e antologista, autore del necrologio dello scrittore, per il quale provava indubbiamente scarsa simpatia. La mente prolifica e visionaria di Poe si sarebbe nonostante tutto divertita - come racconta Cortazár nella minuziosa introduzione a questo volume- ad alimentare le fantasie stravaganti di questa mitica biografia. 

Le oscurità e i crepacci sofferenti della sua vita personale e i dubbi in merito alle cause effettive della sua morte restano spessi banchi di nebbia facili da dissipare alla luce del suo indiscusso talento nella creazione di atmosfere tese e allucinate: l'autore dei Racconti, emotivamente tormentato e instabile come i propri personaggi, riesce infatti a tessere trame torbide e terrificanti, dipingendo mondi grotteschi, inquietanti che catturano il lettore in un clima di tensione che sembra non mostrare mai la corda del tempo

In uno stile che alterna scenari gotico-medievali, misteriosi omicidi e l'incubo dell'inconscio, Poe getta le basi per la letteratura horror del Novecento. I suoi testi sono intessuti di una particolare magia verbale che assorbe linfa vitale da un ritmo cantilenante, da un lessico attento e meticoloso e da una lingua stravagante e fortemente allusiva. La varietà linguistica dei suoi racconti, così come delle sue poesie, porta in sé un oscuro messaggio lirico in cui si trovano mischiati fra loro una molteplicità di registri dove trovano spazio, perfettamente contigui, l'orrido, il grottesco, l'argomentato e il visionario.

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Alice, 23 settembre 2019