La vergogna

La narrazione qui ruota intorno all'indicibile, un punto cieco e inaffrontabile anche per chi, come Annie Ernaux, ha fatto dell'etnografia di se stessa attraverso la scrittura la sua cifra stilistica. Un episodio talmente doloroso da non poter essere neppure rivelato in un diario, confessato in gransegreto solo ad alcuni amanti che, però, si dimostrano sempre impreparati ad accoglierlo. 

È il 1997 quando Annie Ernaux prende coraggio e, con la sua scrittura onesta e intima, ritorna a quel pomeriggio di quarantacinque anni prima: è domenica, e dopo una discussione futile ed esasperata il padre tenta di uccidere la madre sotto gli occhi della figlia allora dodicenne. È la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra, è la fine dell'illusione (di essere come tutte le altre, come le compagne e le amiche, che a dodici anni si desidera solo quello) e l'inizio della vergogna (la vergogna dei figli delle famiglie infelici, con il senso di inadeguatezza che sempre li accompagna).

Ma per capire davvero la portata, il significato di quell'episodio, Annie Ernaux deve fare il giro largo e ricostruire il contesto, sociale e culturale, in cui si situa quel momento, il mondo di parole e immagini che stabilivano cosa era normale e cosa inammissibile. Ed è per contrasto, dopo tale ricostruzione, che i limiti e gli errori della sua famiglia si stagliano sullo sfondo borghese della vita bigotta, agiata, di provincia, talmente nitidi da non poter più essere ignorati e così ingombranti da cambiarla per sempre. 

La vergogna - Annie Ernaux (L'orma editore)

Traduzione di Lorenzo Flabbi 

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Arianna, 26 novembre 2018