Esercizi di fiducia

Chiudi gli occhi, volti le spalle al tuo compagno e ti lasci cadere, speri di essere preso appena in tempo, prima di toccare il suolo e farti male.
All’inizio il titolo Esercizi di fiducia sembra semplicemente alludere a questo, l’appropriata etichetta per un racconto ambientato in un’accademia teatrale negli anni ‘80. Ci sono Sarah e David che intrecciano una relazione amara fatta di desiderio e incomprensioni, ci sono giovani talenti e sogni delusi, c’è un professore carismatico e fuori dagli schemi, c’è un musical e un palco, le quinte, i camerini, le prove.
Ma finita la prima parte del romanzo ti rendi conto che Susan Choi, l’autrice vincitorice del National Book Award, ti ha lasciato cadere. Non ti ha detto la verità, nessuno ha detto la verità, a quale personaggio devi credere? Quale piano della narrazione è reale? Nessuno, tutti?

Susan Choi costruisce così un’acuta struttura in tre parti in cui ognuna di esse porta il lettore a dubitare di quella precedente e grazie a questo decostruisce un trauma, lasciando il lettore a ricomporre i pezzi, a rintracciare la verità nelle parole di un narratore inaffidabile, a riflettere sul rapporto tra realtà e finzione.
Definito a gran voce dalla stampa americana “il romanzo del #Metoo in realtà è molto di più, è un racconto intimo e tutt’altro che retorico sull’abuso sessuale ed emotivo, sulle dinamiche di potere e il tradimento di una fiducia concessa nel momento in cui si è più malleabili e indifesi, gli anni della crescita e della scoperta.

“Esercizi di fiducia” è un gioco di specchi, l’immagine che riflette è sempre distorta, sta a lettore capire a quale credere. È, alla fine, una volta riconosciuto e compreso il dolore nascosto, prendere per mano Sarah (e Manuel e Karen e Claire, tutti e solo uno) e dirle: sì, io ti credo.
Pubblicato da Sur, tradotto da Isabella Zani, raccontato da Giorgia Demuro 📚

Giorgia, 15 gennaio 2021