Matilde è una maestra in pensione che ad un certo punto, senza dare tante spiegazioni, decide di fare la badante per un ricco ex-dirigente della Fiat. La sua vita si divide allora fra due case: la casa nel quartiere popolare di Barriera, la casa dai pavimenti di graniglia dove non cambia mai niente, dove la figlia, borghese e ormai “sistemata” torna malvolentieri, e l'elegante appartamento nel centro di Torino che l'anziano malato divide con la moglie e la domestica.
È chiaro sin da subito che Matilde nasconde un segreto, che la decisione di accettare quell'incarico per il quale non aveva nessuna esperienza è dettata da qualcosa che nessuno intorno a lei conosce e che lei stessa vive con imbarazzo e vergogna, ma a cui è legata da un affetto feroce che non può cambiare con il passare gli anni.
La scrittura di Paola Cereda è precisa, asciutta ma sa emozionare, ed è carica di malinconia. Quella stessa malinconia che vela tutti i personaggi del romanzo, accomunati dalla condizione -umana, troppo umana- di trovarsi nel mezzo, “nel mezzo di più lingue, nel mezzo di due case, nel mezzo di due vite, nel mezzo di decisioni ancora da prendere”.
Tutti accomunati dalla consapevolezza dolorosa che c'è sempre una parte di sé, un segreto, che si sottrae alla condivisione e che non si può cedere a nessuno perché non potrebbe sostenere il peso e il giudizio degli sguardi altrui, ma che cionondimeno ci definisce e ci rispecchia molto più di quello che apertamente mostriamo.
Quella metà di noi - Paola Cereda (Giulio Perrone editore)
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